2 Febbraio 2019

I 5 gesti della meditazione seduta

Ogni gesto della pratica seduta offre l’opportunità di diventare più presenti. Alcuni di essi ci danno l’opportunità di entrare maggiormente nella relazione con la terra, altri di approfondire la relazione con la vacuità, lo spazio”. Con queste parole Maura Sills incomincia a spiegare i cinque gesti della meditazione seduta. Siamo in un eremo in cima a Montecastello, a strapiombo sul Lago di Garda, in un ritiro di Kum Nye in silenzio. Ognuno di questi gesti ha come unico scopo quello di aiutarci a diventare più presenti, ad approfondire la nostra relazione con la terra e quindi con la parte più consistente e solida di noi stessi e di approfondire la nostra relazione con lo spazio, la parte più espansa, che risuona con un campo più espanso di consapevolezza. Anche nel Kum Nye, che è una pratica meditativa tibetana, si parla, come in biodinamica, di tre corpi. Il primo corpo è quello fisico, il secondo è quello emozionale, il terzo è il corpo sottile ed energetico. In generale, spiega Maura, l’invito è di diventare più incarnati (embodied) nel corpo sottile ed energetico. In Biodinamica, durante una sessione, ripetiamo spesso il gesto di ‘aprire il campo di percezione’. L’intenzione è di espandere la percezione fino a un orizzonte vasto. Questo gesto non riguarda tanto il pensare o l’immaginare un orizzonte. Non è un concetto, ma un’esperienza. Mi colpisce quando Maura dice di non forzare in alcun modo la consapevolezza. “Non c’è un modo veloce per giungere all’embodiment del corpo sottile ed energetico. Per poterlo fare dobbiamo attraversare diversi processi. Non forzate la consapevolezza, ma invitate la consapevolezza attraverso l’intenzione”.  

Il primo gesto

Il primo dei gesti consiste nello scendere con l’attenzione alla parte inferiore del corpo, lì dove incontriamo il terreno. Il nostro corpo incontra il corpo della terra in una relazione intima, nell’incontro di conoscenza con conoscenza. La terra è percepita come corpo senziente, vivo, un corpo che conosce, che sa. Il nostro corpo è anch’esso senziente: fin dalla sua prima cellula concepita, come spiega la psicologia pre e perinatale siamo esseri senzienti. Il nostro corpo conosce moltissimo, infinitamente di più di quello di cui possiamo essere consapevoli. Affidarsi a questa conoscenza più profonda che incontra una conoscenza incommensurabile, come quella della terra, è il primo gesto. Sento la terra su cui sono appoggiata, diversi strati di solida roccia. Mi commuove sentire l’antichità di questo posto. Gli strati solidi del tempo. Percepisco il cerchio che condivide con me questo gesto, 35 persone che come me approfondiscono la loro relazione con il loro essere terrestri, presenti, radicati.  

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